record di profondità a -220 metri

 

la nascita del Record di profondità mondiale -220 metri

La nascita del record di profondità è iniziato tutto a novembre del 2015. Forse prima. Era molto tempo che tra me e me pensavo a un record di profondità. Anzi, anche durante una seduta di ipnosi terapia dallo psicologo in vista dell’altro record d’immersione di 50 ore, 2 anni prima, avevo avuto una visione di questo record.

Dapprima ne avevo parlato con qualche amico per poi finire a parlarne con l’amico medico Dott. Luca Morelli e la moglie, la Dott.ssa Simona Bramani del centro San Fedele di Longone al Segrino. Anche a loro piaceva l’idea, anche se fin da subito, le maggiori riflessioni andavano sull’aspetto della pericolosità di questo record di profondità.

Contro il volere della mia Ile, decido di partire, di mettere in piedi la macchina organizzativa e di dare il via al progetto.

Per prima cosa abbiamo dovuto costituire uno staff. Uno staff differente da quello del record d’immersione di 50 ore al lago. Servivano persone in grado di andare profonde, di usare un rebreather e che se fosse accaduto qualcosa fossero state in grado di intervenire. Quindi, oltre tutto questo, era richiesta anche molta esperienza.

Gianluca, uno dei primi membri, mi aiuta a comporre lo staff. Chiede alle sue conoscenze e mi supporta per tutto ciò che concerne la composizione di uno staff coi fiocchi.

record di profondità

Oltre tutti i subacquei, di fondamentale importanza per la riuscita in sicurezza del record di profondità, bisognava creare anche tutta l’assistenza di superficie. Avevamo già anche contattato, per informazioni, gli amici della GHIMAS, lavori subacquei, e con loro saremmo dovuti riuscire a fissare una chiatta in mezzo al lago, e

gli amici della EIPON, che già durante il record procedente ci avevano aiutato dal punto di vista informatico e di web site.

record di profondità: Il progetto

Creato lo staff era il momento di trovarci, tutti, un incontro che fosse conoscitivo ed esplicativo di ciò che sarebbe stato il record, sfaccettature, responsabilità etc.

Spiegai loro ciò che avevo in mente: infrangere un record di profondità mondiale già detenuto da un italiano, fissato a -212,5 metri e portarlo a -220. La regola importante era che lo staff non avrebbe mai dovuto toccarmi durante tutta la prova. Loro sarebbero stati in acqua per assistermi e sarebbero potuti intervenire su di me solo in caso di reale problema alla mia sicurezza, a discapito del record stesso.

Alla mia spiegazione di ciò che avrei voluto fare e dopo qualche lecita domanda da parte dei presenti, tutti erano disposti ad aiutarmi, a far parte dello staff del nuovo progetto per il record di profondità, chiamato “Deep Stop Lario 220”.

Il nostro obiettivo comune era: farmi raggiungere i -220 metri in sicurezza! La location decisa era Brienno (CO) per vari motivi: qualche parcheggio in più rispetto ad altri siti sul lago, una bella terrazza comoda sul lago per logistica a terra e soprattutto perché il lago, in quel punto, era sufficientemente fondo da consentire il record (350metri circa).

Durante l’incontro abbiamo iniziato fin da subito a parlare dell’utilizzo di un ROV durante la prova. Sarebbe servito a completare l’assistenza anche nella fase molto fonda dell’immersione.

Da questo momento in poi la macchina organizzativa era partita. Ognuno aveva il suo compito e sapeva a cosa dedicarsi. EIPON ha iniziato sin da subito a prepararsi con materiale digitale e con la costruzione di un sito web che promuoveva il progetto e pubblicava tutte le foto e gli aggiornamenti step by step.

PRIMI PASSI NELL’ORGANIZZAZIONE

Una fredda domenica mattina di marzo siamo andati a fare un sopralluogo a Brienno con Marco della GHIMAS e Luca Depaolis, un altro membro dello staff. Eravamo proprio sulla barca di Luca dotata di eco scandaglio. Questo serviva per eseguire una batimetrica del fondale nella zona prescelta ove ormeggiare la chiatta. Punto trovato.

Ho iniziato poi la mia preparazione fisica e i controlli medici su di me si sono fatti sempre più approfonditi. Importantissimi questi aspetti per garantire che da quel punto di vista non ci sarebbero stati problemi.

I controlli sono iniziati con i test dall’odontoiatra, l’amico Dott. Alessandro Galletta, già conosciuto al primo record, ha eseguito vari test gnatuposturologici. Questi ultimi hanno dato la situazione sulla corretta occlusione tra mascella e mandibola e di conseguenza la corretta posizione della colonna vertebrale.

IL PRIMO APPUNTAMENTO UFFICIALE AL LAGO

Era ora di trovarci con lo staff al lago e iniziare a “conoscersi sott’acqua” visto che alcuni di noi non si erano mai immersi insieme.

La prima prova, il primo appuntamento con le bombole in spalla, era stato fissato per il 1° maggio presso la sede a lago del cantiere nautico FB, nostro sponsor, nostro amico e supporter.

In quel periodo, con la mia attività, sponsorizzavo una squadra di calcetto e ci giocavo anch’io. La sfortuna ci ha visto bene e negli ultimi giorni di aprile ho fatto una brutta distorsione alla caviglia. Ero appiedato e non potevo immergermi. Avevo deciso di eseguire comunque la prova e che in acqua sarebbero entrati gli assistenti.

Il primo maggio andò proprio così, io fuori a fare assistenza in stampelle e loro in acqua a fare le prime prove di recupero di un subacqueo con problemi da circa -30 metri di profondità. Quella giornata andò bene e fece capire ai subacquei dello staff quali sarebbero potute essere le difficoltà, come allenarsi in modo mirato e come migliorarsi per implementare la sicurezza.

Si decise di ritrovarci ancora tutti e di parlare di come fosse andata la prova, stabilire insieme le prime linee guida da tenere durante le nostre immersioni e le date dei prossimi appuntamenti. Decidemmo che la giornata per il tentativo ufficiale del record di profondità, se pure fossimo stati un po’ tirati coi tempi, sarebbe stata il 30 Luglio 2016.

Stabilimmo anche la data della successiva prova al lago. Ormai mi ero rimesso dalla slogatura della caviglia e decidemmo di fare una prova alle macchine di Moregallo (LC) con un’immersione sui -130 metri per 20 minuti di fondo. Non andò molto bene. Ma anche questo mi insegnò molte cose. Mi aprì gli occhi su quello che stavo facendo e mi face adottare misure e configurazioni differenti da quelle fino a quel momento utilizzate. Finii in camera iperbarica per un dolore a una spalla e poi rivelatosi un’infiammazione tendinea.

 

In altre occasioni, precedenti all’organizzazione del record di profondità, avevo avuto fastidi a quella spalla ma in quella specifica occasione, decisamente di più. Aggiungo che nell’immersione andata male mi ero esposto a pressioni parziali di ossigeno decisamente al di sopra del massimo consentito. Questo mi aveva acceso una lampadina (…).

prepariamo la logistica del record di profondità

Durante la mia rapida ripresa, in mezzo al lago a Brienno, i lavori di ormeggio della chiatta di supporto erano ultimati. 4 grossi corpi morti in cemento erano stati adagiati sul fondale inclinato e circa 1000 metri di cime erano servite a ormeggiare al chiatta.

La chiatta era là in mezzo al lago. Il nostro punto di appoggio per il record di profondità era pronto. I ragazzi della GHIMAS sono stati veramente bravi. Ottimo lavoro.

la misurazione delle corde

Era giunto il momento di eseguire la misurazione delle cime del campo gara, quelle sulle quali io e assistenti saremmo scesi. Avremmo dovuto misurare le cime procurate e garantirci che dal punto di attacco fino giù alla massima profondità, avremmo avuto i fatidici 220 metri. Con la bindella completamente stesa e adagiando tutta la corda, l’abbiamo misurata e tagliata nei punti corretti. La cima principale, quella gialla, era pronta. Subito dopo abbiamo preparato anche le altre 2 cime presenti sul campo gara per il record di profondità, quella dei subacquei di assistenza e quella dove venivano fissate le bombole di emergenza. Queste 2 cime erano lunghe 100 metri l’una, infatti assistenza e bombole di emergenza erano posizionate tra i -100metri di profondità e la superficie.

Le cime ci sono state gentilmente offerte dall’azienda costruttrice di corde PLAM di Legnano (MI). Giuseppe si è adoperato nello studio e nella produzione della cima corretta per quel determinato utilizzo. Impeccabili!

record di profondità

Le prove delle bombole

Un’azienda veneta, la CTS, mi propose l’utilizzo, durante il record di profondità, di bombole in fibra di carbonio, da loro prodotte. Non avevano grossi litraggi, ma in compenso si poteva notevolmente aumentare la pressione di ricarica. Decisi di farmele inviare e, dopo un test, si notò subito che nonostante i 4kg di peso per una bombola da 9lt e dunque molto comode da gestire, le bombole erano dei galleggianti e quindi decisamente troppo positive. L’azienda applicò alle bombole un foglio di piombo da 7.5kg per risolvere questo problema e le bombole diventarono praticamente neutre con circa 100 bar di pressione al loro interno. L’ulteriore comodità di queste bombole era proprio la piccola dimensione esterna. Questo mi aiutava nella disposizione delle stesse, durante l’utilizzo in acqua.

A questo punto, anche le sei bombole in carbonio, erano pronte per essere utilizzate e vennero caricate con i gas corretti per la successiva immersione di prova che avrei sostenuto.

Entrò a far parte del nostro staff per il record anche un amico, Giovanni, proprietario del cantiere e rimessaggio barche Cranchi di Brienno. Si rese subito disponibile a darci il suo supporto con il suo spazio al cantiere ma anche locali dove poter depositare il materiale e poterci cambiare, riunire, preparare e, non di ultima importanza, parcheggiare le auto. Una logistica perfetta visto che il rimessaggio, diventato il nostro quartier generale, era a solo 2 minuti di gommone dalla chiatta. Giovanni ci ha messo a disposizione due gommoni, utilissimi per il trasporto dei subacquei, del materiale e di tutte le attrezzature in chiatta.

A questo punto tutta la logistica era perfetta, tutto era in ordine. Ora dovevamo solo prepararci per il record di profondità!

prima prova ufficiale da record di profondità

Si decise di eseguire altre 2 prove prima della data del record. Ci avrebbero concesso di conoscere il campo gara e familiarizzare con tutti i nuovi aspetti venutisi a creare. Finalmente, ce l’avevamo, il tutto era molto simile a quello che sarebbe stato il giorno del record.

Io, Danilo Bernasconi, stavo bene e ripreso al 100%. La nuova prova si trattava di un’immersione a -150 metri. Discesa lenta, 1 minuto di fondo e risalita. Sarebbe servita a me per allenamento sulle corrette procedure durante la discesa e per affinare la mia configurazione dell’attrezzatura e allo staff per, finalmente, provare la tanto studiata turnazione in acqua dei subacquei di assistenza durante tutte le fasi della mia immersione.

Si iniziò presto quella domenica mattina. Era il 26 giugno. Ci si trovò direttamente dal Cranchi. Da lì, si portarono tutte le attrezzature dei subacquei, tutti i tavoli e le attrezzature per una corretta logistica in piattaforma.

 

Si fece un corposo briefing per il coordinamento di tutti i settori dell’organizzazione, subacquei, medici, informatica, rov etc.

Una volta che i 2 McGiver del gruppo, Luca D. e Beppe R.,affiancati da tutti gli altri assistenti di superficie, finirono l’allestimento della chiatta con tavoli, il fissaggio delle cime precedentemente misurate e la messa in funzione del ROV, venne dato il via libera a tutti i sub per prepararsi. Si iniziava con l’immersione.

L’immersione iniziò. Io pianificai e feci una decompressione più lunga rispetto a quella che effettivamente avrei dovuto fare. Questo consentì ai ragazzi di poter eseguire, senza correre, la loro turnazione di assistenza. Quest’ultima era gestita da Denise, una nostra dottoressa, assistente di superficie.

 

Io andai a -151 metri, in risalita vidi tutte le bombole di emergenza posizionate e con dei led lampeggianti ad indicarne la posizione ma soprattutto dai -100 metri in su avevo sempre 2 o 3 subacquei di assistenza, correttamente posizionati da una turnistica ben studiata dal responsabile dei subacquei in acqua: Gianluca.

Andò tutto a gonfie vele. Tutti soddisfatti. Fuori dall’acqua venne fatto un debriefing per annotare le procedure che avremmo dovuto cambiare per la prova successiva.

record di profondità

Mentre lo staff smontava le attrezzature della chiatta io andai a chiacchierare e a rilassarmi con alcuni assistenti di superficie, sulla balconata in paese. Anche li avevamo componenti del gruppo e Francesca, di EIPON, che gestiva la parte informatica a terra. Ero stremato, molto stanco, un’immersione abbastanza fonda, con un tempo abbastanza lungo, ma forse troppo stanco e affaticato, pensavo anche al fatto che non avevo mai dovuto pinneggiare, essendomi mosso solo in verticale sul cavo. Il morale del gruppo, ma anche il mio, era alto perché era andato tutto ok. Ma in cuor mio sapevo che avrei dovuto modificar qualcosa per non cadere in quello stato fisico al termine dell’immersione. Mi si accese per la seconda volta la lampadina. A parer mio dovevo cambiare il profilo decompressivo. Per me, ero rimasto troppo tempo a pressioni parziali di ossigeno di 1.6 rimanendo sempre e comunque all’interno dell’orologio del CNS, sia con il TX50/15 sia con l’O2 finale, avendo comunque respirato gas decompressivi già da molto più fondo anche se a PPO2 minori.

Decisi di fare prima della successiva prova un tuffo simile con un amico, quota simile e tempi di fondo pure. La feci pinneggiando su una parete al lago andando a peggiorare le condizioni di saturazione e sforzo sul fondo. “Non era una vera e propria immersione di avvicinamento al record”. In questa immersione decisi di provare una decompressione più esponenziale alla superficie senza mai superare l’1.3 come pressione ppO2 in decompressione. Più risalivo verso la superficie e più i tempi aumentavano. Li modificai seguendo un mio criterio personale e applicai questa mia idea in questa immersione.

Era una tipologia di decompressione che avevo già adottato e mi trovavo bene ma non l’avevo mai presa in seria considerazione.

Sono a conoscenza che ogni tuffo è diverso dall’altro per tantissimi fattori, ma da questo sono uscito veramente molto più rilassato e senza quella stanchezza che invece avevo percepito nell’ultima prova del record di profondità. Non ero affaticato, non continuavo a sbadigliare, insomma, stavo bene.

Decisi dunque per l’utilizzo di questo algoritmo decompressivo per eseguire la successiva immersione.

Giù a -184 metri

Alla riunione successiva esposi la mia direttiva, che non avrebbe in alcun modo interferito sulle operazioni fino ad allora intraprese, di voler cambiare il profilo decompressivo e che la successiva prova sarebbe stata fatta utilizzando questo sistema decompressivo.

Decidemmo la data. Si decise che l’ultima immersione di prova del record sarebbe stata la domenica 3 luglio. Poi, alla fine di quel mese, il tentativo di record. La prova consisteva nello spingermi ancora più in profondità e toccare i -160 metri. Durante quella riunione si decise di mettere tutto a posto per la prova, tutto doveva essere come se fossimo stati al 30 luglio. Logistica a terra, sulla chiatta, procedure, attrezzature, tutto!

Arrivò il 3 luglio, appuntamento al quartier generale per un briefing che andasse a richiamare tutto ciò che ci eravamo detti all’incontro. Terminato il briefing, ognuno sapeva benissimo ciò che avrebbe dovuto fare, chi sulla balconata, chi sulla chiatta e chi sott’acqua.

Tutto era pronto. Mi stavo preparando. Ero molto concentrato e determinato. Durante i preparativi avevo avuto un breve colloquio con il Doc, Morelli. Avevo esposto a lui il fatto che ero preparatissimo, che stavo bene e che mi sentivo in forma. Gli avevo fatto capire, tra le righe, che in quell’immersione sarei sceso anche un po’ di più. Con la lingua tra i denti, ma non sicuro al 100%, fece un cenno col capo che dava modo di intendere che era un “OK”.

Tutto era pronto, passo da gigante ed entrai in acqua. Mi assicurai tutte e 7 le decompressive, le stesse che avrei poi utilizzato nel giorno del record. Mi collegai al cavo di discesa tramite una longe. Una corda da 1.5 metri che durante tutta la fase di discesa mi avrebbe assicurato in caso di emergenza. Se ci fossero stati problemi, con il ROV o recuperando il cavo di discesa, mi avrebbero recuperato.

L’immersione iniziò, io scesi, anche molto veloce, raggiunsi  la velocità di 55 metri/minuto su un tratto. Passai i -160 metri preventivati e il ROV, lì posizionato perché pensava che li mi sarei fermato. Mi fermai a -184 metri.

Iniziai la risalita, stavo benissimo. Passai il ROV che stava scendendo per sincerarsi che tutto fosse ok.

A -100 metri iniziai a trovare gli assistenti profondisti già posizionati. Con loro, che comunque si davano il cambio e con tutti quelli che poi ho trovato lungo la risalita, uscii dall’acqua. Riemersi e stavo bene. Eravamo molto felici. Tutti. Tutto era andato bene ed eravamo prontissimi per il giorno del record di profondità a -220 metri.

record di profondità

Quel giorno ho aiutato anch’io nelle operazioni di smantellamento della chiatta e di trasporto del materiale al cantiere. Stavo bene, mai uno sbadiglio nè un segnale di stanchezza. Rispetto alla prova precedente ero andato più fondo, immersione più lunga ma il cambio del profilo decompressivo era stata la carta vincente. Ero felice anche di questo. Ero tranquillo di arrivare al grande giorno con un altro tassello sistemato e che mi garantisse il benessere post immersione.

 

Durante tutto il mese di luglio decidemmo di non eseguire prove. O meglio, io non avrei più voluto far prove. Il rischio sarebbe stato troppo alto. Un problemino, un fastidio alle orecchie, avrebbe compromesso la prova di fine mese. Gli assistenti si trovarono un’altra volta per le ultime rifiniture, per affinare le tecniche di recupero.

La certificazione dei gas

Si decise di far eseguire una certificazione dei gas utilizzati per la prova ufficiale del record di profondità ad un ente preposto. Arrivò in negozio l’amico Eugenio Mongelli proprietario della TEMC DE-OX. Si portò alcuni analizzatori e una dopo l’altra si analizzarono tutte le bombole. Su di un formulario vennero riportate le miscele contenute nelle varie bombole, prestando maggior attenzione alla miscela di fondo. Non doveva contenere alcun tipo di gas ad eccezione di ossigeno, elio e azoto nelle giuste proporzioni. Per evitare che anche una piccolissima frazione di CO2, sempre presente nell’aria, contaminasse la miscela, utilizzai gas puri per la miscelazione, non pompando mai aria nella bombola. Con questo intervento sulle bombole del record avevamo una certificazione in più che i gas pianificati fossero miscelati correttamente.

ultime rassicurazioni

Durante quel mese ero tranquillo ma allo stesso tempo agitato. Ero tranquillo perché ero preparato. Ero arrivato a -184 metri senza problemi, con uno staff perfetto, in tutta sicurezza. Nella mia mente rimbombava il fatto di dover ripetere l’ultima prova ma con qualche metro in più di fondo.

A casa, Ile, i miei cari, erano molto nervosi. Avevano paura. Feci e dissi di tutto per sincerarli e farli stare tranquilli…ma come biasimarli? Ai miei, che quel giorno sarebbero venuti sulla terrazza a guardare la prova, dissi questo:” Guardate a monitor secondo per secondo il record. Vedrete che scendo, stacco un cartellino e risalgo. Quando in risalita vedete che sono a -100 metri e all’incirca ci vorranno 15 minuti dall’inizio, respirate, state tranquilli. Non sono più negli abissi. Sono a una profondità che ho raggiunto più e più volte e troverò lì altri subacquei…tranquilli!”.

Mi sentivo pinocchio, ma quando ho detto così si tranquillizzarono un po’. Non potevo dire loro che le 5 ore successive avrei avuto una decompressione lunghissima e che se qualcosa fosse andato storto sarebbero stati veramente dolori. Io ero cosciente di questo ma, chiaramente, nè ci pensavo, e soprattutto, non lo condividevo con altri.

Nel frattempo Ile e Sergio stavano svolgendo un importante lavoro coi media, locali, nazionali e mondiali. In molti parlarono di ciò che stavamo facendo.

Il giorno prima, ci siamo

Venerdì 29 luglio. Il giorno prima del grande evento. Alcuni dello staff si erano presi un giorno di ferie per iniziare i lavori di allestimento sulla chiatta, trasporto di tutto il materiale, del rov, tutto doveva essere già pronto. EIPON stabilì già tutte le connessioni con terra ferma per inviare le immagini in streaming. Infatti chiunque, durante il recorddi profondità, poteva connettersi al sito e vedere le immagini in tempo reale.

Il giorno prima anch’io ero sul campo gara ed ero concentrato su tutto ciò che dovevo fare in acqua l’indomani. Cercavo di rilassarmi e controllavo la mia attrezzatura, i miei erogatori, le impostazioni degli strumenti, controllavo e pulivo il più possibile la mia configurazione hogartiana e il buono stato di tutto il resto (per la centesima volta…)

Con noi c’era anche Markus, un amico notaio chiamato per la certificazione del record di profondità. Con lui abbiamo controllato la lunghezza del cavo immergendo il suo Digital 330 Scubapro attaccato ad un cavetto. Quando è stato recuperato lo strumento segnava 220 metri di profondità massima raggiunta. Questo strumento sarebbe stato il computer di affidamento da parte di Markus per la convalida del record di profondità.

30 luglio, il giorno del record di profondità

Sabato 30 luglio mi alzai presto. Appuntamento alle 7:30 al quartier generale. Quando tutti eravamo lì, iniziai il briefing generale. Tutti dovevano essere presenti. Si ripassò ancora tutto un’altra volta. Logistica, procedure, tutto. Nulla venne lasciato al caso.

Tutto era chiaro per tutti. Arrivò il momento tanto atteso. Era ora di iniziare. Via con il record di profondità.

Insieme a tutti coloro che lavoravano sulla chiatta, salimmo sul barcone FB che ci avrebbe portato proprio in mezzo al lago. Ricordo benissimo quel momento. Ricordo benissimo i pensieri. Tranquillità…vado…mi immergo…mi diverto…e torno.

Leggevo nel volto di alcuni amici un po’ di preoccupazione, lecita, ma quando i nostri occhi si incrociavano erano pronti a confortarmi con uno sguardo da duri, come per caricarmi. Mi immedesimavo in loro e pensavo proprio che anch’io avrei avuto timore. Ma loro non si rendevano conto di ciò che io avevo dentro, la preparazione acquisita, la gran sicurezza di farcela.

record di profondità

Arrivai sulla chiatta, mi riferirono via radio che gli assistenti, rimasti al Cranchi per vestirsi, avevano iniziato la preparazione e la vestizione delle mute. Bene. ‘Inizio anch’io’ mi dissi.

Giubbetto riscaldante, sottomuta, muta, connetto p-valve e cavo del riscaldamento e in poco tempo sono vestito. Faceva molto caldo e mi proteggevo sotto l’ombra dei gazebo. C’erano molte persone sulla chiatta e la cosa più fastidiosa era stata vestirmi con tutti quegli occhi puntati addosso. Ma si prosegue, è ora di indossare le bombole. Un bel bibombola 20+20 carico di una miscela per le alte profondità con annessa una bombola da 5 litri di aria per il riempimento della stagna.

A questo punto decisi di saltare in acqua dove mi passarono la 20 litri decompressiva con il TX50/20 e poi le altre 6 in carbonio con i vari gas utilizzati per un tratto della discesa e tutta la decompressione. Con una mano mi tenevo al mio cavo di discesa. Ero anche un bel po’ pesante ma il gav da 60 lbs non faticava a tenermi in superficie. Ora sapevo che Gianluca, posizionato di fianco a me, avrebbe atteso il mio cenno per partire. Io sarei partito 3 minuti dopo di lui. Lui sarebbe sceso fino a una quota di -100 metri e mi avrebbe successivamente visto scendere e sincerato del fatto che a quella quota fosse tutto ok.

Ero prontissimo, molto tranquillo, la mia eraaaaaa…voglia di andare!!!!

Strinsi la mano a Gianlu e gli diedi l’ok, poteva andare. Da quel momento avevo gli ultimi 3 minuti d’aria prima di iniziare la discesa alla caccia del nuovo record. A questo punto sentivo l’adrenalina ma ero tranquillo. Respiravo a pieni polmoni con la bocca. Mi concentravo. Denise a questo punto mi riferì che manca 1 minuto ed era ora di andare.

Quando mi disse 30 secondi le mie ultime parole, guardando i visi di qualcuno incoraggianti e di qualcuno in lacrime:” Ragazzi, ora vado, aspettatemi qualche ora e poi apriamo la bottiglia!”. Erogatore di TX18/45 in bocca, ultimo sguardo alla mia Ile e sgonfio il gav. Partito!

record di profondità

Fino a -20 metri decido di tenere una velocità di discesa moderata, in modo da non arrecare nessun danno alle orecchie. Poi giù a cannone. A -50 metri durante la discesa vincolata al cavo, cambiai erogatore in 4 o 5 secondi e presi il back gas di fondo, un TX 4.2/82. Continuai la mia discesa, oltrepassai Gianlu con un segnale veloce di ok, eseguivo le manovre di compensazione sempre più di rado. Vedevo sui 3 profondimetri (avevo al polso 1 Digilog 330 Scubapro, 1 shearwater in gauge, 1 shearwater che avrei usato di ridondanza con i gas dell’immersione inseriti e un GF impostato a 5/95 e il quarto Digilog del notaio, in tasca) la cifra della profondità aumentare molto velocemente. A 180 metri misi la mano sul pedale dello stop, il bottone di carico del gav. Iniziai a gonfiare e mi accorsi che stavo rallentando, ma ero ancora veloce. Insisto sul bottone e a -210 metri scendevo a una velocità moderata. Abbassai lo sguardo sul cavo e vidi il blocco di cemento finale e il rov che mi aspettava con gli occhi spalancati (i 2 fari accesi).

Arrivai al blocco. Un’occhiata al profondimetro, vedo 220.1. Wow!!! Sono ancora un filo negativo.. Avrei dovuto staccare i cartellini e iniziare la risalita. Preferii, invece che perdere  tempo per mettermi perfettamente neutro, tenere la mano sinistra sul cavo e con la destra apprestarmi a togliere un paio di cartellini, per la precisione 3 (non si sa mai che ne perdi uno in risalita e non ci credono che sei arrivato… 😊 ). Subito dopo mi voltai dove c’era posizionato il ROV e qui, avrei voluto fare tanti segnali:

  • Un segnale di grazie a tutto lo staff per il supporto…impossibile
  • Un segnale mirato a salutare tutte le persone a me care…e come lo faccio?
  • Un segnale a tutti i rosiconi, sbeffeggiatori e professori con l’open che sapevo mi stavano guardando in streaming…naaa…non aumento la mia saturazione per loro.
  • Decisi per 2 baci: uno per la mia Ile e l’altro per lo staff e per tutti coloro che mi hanno sostenuto, incoraggiato e sorretto in qualche modo.
record di profondità

E ora?!?!? Viaaaaaa! Dopo circa 20 secondi di fondo, una bella gonfiata al gav, un colpo di pinne e si risale. Che figata! Con me avevo i cartellini firmati dal notaio, ce l’avevo fatta. Mentre salivo, mi accorsi di essere in netto anticipo sulla tabella di marcia, sul run time dell’immersione. Decisi di fare la risalita un po’ più veloce. Il gav mi faceva da ascensore ed era una bella sensazione risalire senza nessuno sforzo e dosare la velocità verticale pinzando con le dita il cavo.

Arrivai 5 minuti giusti prima del previsto ai -100 metri dove mi aspettava Gianlu. Lui, vedendomi arrivare così in netto anticipo, mi guardò negli occhi e con la mano mi chiese se fossi riuscito ad arrivare ai -220, se ce l’avessi fatta. La mia risposta erano i cartellini, ce l’avevo fatta, ce l’avevamo fatta, ero solo stato un po’ più veloce.

Ai -100 metri feci una tappa da 1 minuto con lui. E poi sui -81 metri dove iniziava la vera e propria decompressione con una tappa da 2 minuti. Da li in poi avevo uno stop ogni 3 metri.

A profondità precedentemente pianificate cambiai i gas decompressivi respirati.

Durante tutta la risalita ero felice, lunga ma sapevo che ero sempre più vicino alla vittoria. Tutti gli assistenti scendevano e si congratulavano per il risultato. I fotografi, Beppe e Mario, mi riempivano di foto e molte le vedete in questo testo. Io ero molto più tranquillo per i miei cari e sperai che qualcuno gli avesse riferito che avevo passato i 100 metri…ahahah.

Arrivai a -30 metri, finalmente vedo Ile…in lacrime, ma felice che fossi lì. Come con il resto dello staff, non la potevo abbracciare nè potevo stringerle la mano ma faceva parte del gioco. Più mi avvicinavo alla superficie e più le tappe si allungavano e la situazione diventava snervante. Lo staff fu però in grado di farmi volare quelle ore. L’acqua degli ultimi 20 metri finalmente iniziava a scaldarsi e i 6 gradi iniziavano a diventare 8 poi 10, 12…La visibilità degli ultimi 15 metri non era il massimo e si decise di far rientrare a cuccia il ROV, il mio fidato compagno d’immersione meccanico nella fase critica e profonda del record di profondità.

Arrivai a -9 metri e il tempo di quella tappa era mezz’ora…lunghissima! Ma sopra di me vedevo la chiatta, vedevo la macchia scura in superficie. Con gli amici subacquei dello staff si giocava, si rideva ed essendo entrato negli ultimi 10 metri (per i non addetti ai lavori, i più pericolosi soprattutto dopo un’immersione simile) rimasi in massima all’erta su ciò che mi avrebbe detto il mio corpo. Per ora sembrava andare tutto bene. Arrivò il momento di passare a -6 metri dove cambiai miscela e presi l’unica non trimix che avevo con me: l’EAN80. Tempo di questa tappa: 30 minuti. Un calvario. Ma lo so, era ancora lunga. Stavo bene e la stavo affrontando molto bene. L’ombra della chiatta era diventata un po’ più definita e iniziavo a vedere i dettagli. Passata questa mezz’ora avrei avuto delle tappe molto semplici: 5 minuti ogni metro fino alla superficie e una tappa da 50 minuti a -3 metri. Questo voleva dire che mancava ancora più di un’ora e l’uscita era lì, la vedevo…

Passavano i minuti, le mezz’ore. Feci un rapido controllo delle bombole usate e della stima di gas che io avevo pianificato di utilizzare. Mi accorsi, guardando i manometri di ogni bombola, che avevo consumato molto meno rispetto a quanto avevo consumato durante le prove e quanto avevo pianificato di utilizzare. Questo mi aveva fatto subito capire che durante quest’ immersione ero veramente tranquillo e rilassato, non avevo mai avuto nessun timore nè pensiero che mi avesse fatto aumentare i consumi. Molto bene. Unica pecca che io non avevo considerato di portarmi in risalita tutto quel gas nelle decompressive. Questo gas faceva aumentare molto il peso delle bombole e iniziai ad avere un mal di schiena non indifferente per la fatica.

Stavo per finire la tappa ai -3 metri. Il tempo totale alla fine dell’immersione era di 10 minuti.  Avevo mal di schiena ma per il resto stavo benissimo.

Fatta la tappa di 5 minuti a 2 metri mi apprestai a fare gli ultimi 5 minuti a -1 metro. Da qui inizia ad avere una situazione chiara di ciò che stava accadendo sulla chiatta…tuuuuutti a guardare giù. Una macchia blu di persone che si sporgeva a guardare lì, appena sotto la superficie, sul cavo giallo.

Mi accorsi che il computer impostato con le miscele e al quale avevo sempre fatto tutti i cambi gas mi dà ancora 55 minuti di decompressione. Non sarebbe stato un problema fermarmi ancora tutto quel tempo ma decisi di seguire la mia pianificazione  studiata nei minimi particolari, già di per sè conservativa, con un conservativismo ancor maggiore visto che, nella fase profonda, ci ero stato 5 minuti in meno. E’sempre inquietante uscire dall’acqua quando un computer subacqueo da qualche minuto di decompressione…immaginatevi 55e durante un record di profondità mondiale! Ma sapevo che stavo prendendo la giusta decisione.

L’immersione era finita. Abbiamo stabilito il nuovo record di profondità senza assistenza. Uscii dall’acqua e il momento è qua, davanti ai miei occhi, ogni volta che ci penso. Tutti che gridavano, si congratulavano e in quel momento non potevo fare altro che mostrare i cartellini dei 220 metri. Ce l’avevo fatta, ero felicissimo. Molti, anche alcuni temerari, si erano buttati in acqua per congratularsi e condividere questo momento. Io avevo sempre questo dolore alla schiena, anche lì! Cercavo di farmi capire tra il casino e gli abbracci, da tutti gli amici di rimuovermi le bombole fino a quando mi si avvicinò il Doc, Morelli, per complimentarsi e riuscii, nel trambusto, a dirgli di farmi togliere le decompressive. Con l’aiuto dello staff, finalmente me le levarono, un’altra vita!!!! E ora via con i festeggiamenti!!!

record 220 metri lory

Uscito dall’acqua è stato emozionante l’abbraccio con tutti! Ero io che mi volevo complimentare con loro, con tutti, per il loro egregio lavoro svolto. Erano stati bravissimi!

Entrai nella barca FB dove il team dei medici mi visitò. Ricordo ancora le parole dell’amico cardiologo Collarini:”…stai meglio di quando sei entrato!”. Stavo benissimo.

Dopo circa un’oretta , dopo che lo staff aveva portato gran parte delle attrezzature al cantiere, andammo insieme sulla balconata di Brienno dove c’erano tanti amici ad aspettarci e a congratularsi con noi. Finalmente rividi i miei e riuscii a  tranquillizzarli!

La sera un fantastico apericena preparato da Marco e Elisa, tutto stra buono e impiattato accuratamente!

Quanti bei ricordi!

Nota bene

In questa immersione, valida per l’attribuzione del nuovo record di profondità mondiale, non ho mai pensato a tenere il trim da figo, le bombole nella loro consona posizione, mai. Proprio era il mio ultimo pensiero avere la foto/cartolina della perfezione durante quell’immersione. Per me doveva essere tutto comodo e facile visto che avrei comunque dovuto fare tutto da solo e senza sbagliare nè perdere nulla.

In questa immersione, ho notato in un secondo momento, a monitor, che ho fatto un tratto a 70 metri al minuto in discesa…un missile!

Il fatto di non aver quasi mai superato la PPO2 di 1.3 e di aver modificato il profilo decompressivo è stata la scelta migliore che potevo prendere. Sono uscito dall’acqua alle 14:00 e mi sono seduto la prima volta alle 20:00 per mangiare. Capisco che quel giorno, quel pomeriggio, c’era l’adrenalina per aver compiuto l’impresa, ma non ero né stanco, nè affaticato. Le tecniche adottate in questa immersione le uso ancora oggi e mi danno solo soddisfazioni.

Le connessioni in streaming durante l’immersione sono state migliaia, tanto che hanno intasato purtroppo la banda e in qualche momento l’immagine andava a scatti.

la pubblicazione ufficiale

A settembre del 2016, a Locarno, è avvenuta, presso l’ufficio di Markus, il notaio, la “celebrazione” dell’attestazione di avvenuto record di profondità. Grazie Markus!

Ci tengo a precisare che questa immersione è fine a se stessa. Procedure utilizzate e tempi di decompressione pianificati, sono stati utilizzati sulle basi di esperienza nel campo delle immersioni fonde e valutazioni personali al fine di eseguire un’impresa così estrema. Le pressioni parziali ridotte, la decisione di uscire con 55 minuti di decompressione sul computer sono ponderate sul mio fisico e per dei parametri personali.  Esorto chiunque a non improvvisarsi recordman o profondista nè, tanto meno, ad utilizzare queste tecniche e pianificazioni. Su di me sono andate bene perché sono state frutto di un lunghissimo percorso, su di te, possono ucciderti. Attenzione.

Questo record di profondità l’ho voluto dedicare al nostro amico Boris, che durante un’immersione di piacere con amici purtroppo ci ha lasciato. Boris avrebbe dovuto prendere parte al record come membro dello staff di assistenza. Non era con noi ma ha sicuramente vegliato su di me e sui miei amici affinché tutto andasse bene. Buone bolle Boris.

Un grazie anche all’amico ingegnere Buzzi, proprietario della FB, azienda nostra partner in questo record ma anche nel record di immersione di 50 ore. L’ingegnere, durante un tentativo di record su una veloce imbarcazione, ci ha lasciati a causa di un incidente. Riposi in pace ingegnere.

Componenti dello staff subacqueo: Ilenia Cadei, Gianluca Paleari, Andrea Fattore, Roberto Strgar, Stefano Casartelli, Max Pellegrini, Lorenzo Stipulante, Mario Comi (fotografo), Giuseppe D’Urso (fotografo), Luca Albizzati, Joseph Caminada, Paolo Moreo, Stefano Giovannetti, Ilario Valenzisi, Lorenzo Bettiga.

 

Componenti dello staff di superficie: Aurelio Messina, Denise Brusoni, Luca Depaolis, Giuseppe Renis, Giuseppe Midilli, Marco Tagliabue, Elisa Bacchetti, Giovanni Cranchi, Sergio Fabiani, Daniele Valenghi (operatore ROV), Andrea Ciliberti, Franco Fumarola, Markus Colombo, Tiziana Tagliaferro,  Gianmaria Peverelli, Andrea Zanetti, Simona Rheli, Patrizia Mariani, Elisa Catani.

 

Componenti dello Staff medico: Luca Morelli, Simona Bramani, Collarini, Alessandro Galletta.

Se ti è piaciuta l’esperienza durante la preparazione al record di profondità di Danilo Bernasconi, se vuoi esprimere un tuo commento su quanto hai letto o se vuoi qualche altra informazione, non esitare a scrivermi nel modulo del sito. Aspetto tue!

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